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Exibart, 12.05.2008

Hana Usui
Torino, 41 artecontemporanea
fino al 30.5.2008

di ginevra bria

Dal gesto parte una crepa che infligge la carta. E la carta s’apre, schiudendosi all’inchiostro. Tra infiniti rimandi e concatenazioni analogiche, la calligrafia sparisce per trasformarsi in segno. Una personale abitata da toni candidi...

Esistono casi in cui la pittura si propone direttamente, senza intermediari, di liberare alcune presenze. Entità astratte sottocutanee che, secondo la norma, planano a qualche centimetro dalla rosea superficie umana e che solo in rari casi si riversano, seppur anonime, al di là del sistema nervoso stesso; quel filtro implacabile che le porta, le gronda e infine le elabora espressamente a misura d’idea. Queste forme, come macchie non ancora visibili, scaricano tensioni e forze, scivolando da un qualsiasi dentro a un qualsiasi fuori, di materia in materia, attraverso il principio rapido della capillarità.
Dunque, una volta plasmata, la rappresentazione formale di queste raffinate categorie concettual-pulsionali può diventare un’opera pittorica, come quella di Hana Usui (Tokyo, 1974), non più visibile nell’azione di un breve gesto meccanico. Bensì accompagnata dalla potenza multipla di scenari espressivi di tipo corale; ingranaggi connessi a meccanismi capaci di supportare una lucida quanto attesa auto-rivelazione del sé. Solo allora i complessi multistrati delle sovrapposizioni, dei colori, delle proporzioni, dei piani prospettici, degli andamenti compositivi e delle realizzazioni formali riescono a sparire, per astrarsi e trascendere dal mezzo pittorico. Poi, infine, nel tornare invisibile, tutto questo fra gli spessori scabri della carta di fibra e riso si trasforma.

Hana Usui - Kataru sen (disegno a cacciavite) - 2008 - china e olio su carta - cm 50x50

Hana Usui libera la calligrafia del segno per sottrazione. Attraverso mirate e recentissime inclinazioni artistiche, la raffinata calligrafa giapponese allestisce una personale composta da diverse derive segniche; screpolature che si fondono completamente con il supporto che le incarna e le afferma. Restituendole.
L’ultima serie di lavori, realizzati secondo la tecnica del kataru sen -una modalità d’incisione (a cacciavite) della carta, mista a una successiva colorazione ottenuta attraverso la diluizione dell’inchiostro- sono presentate per la prima volta al pubblico, solo per questa personale italiana. Le caratteristiche distintive di Usui vengono rivelate in pieno nell’utilizzo di un’impalcatura che si ripete simile: l’intero sistema creativo del suo pensiero, infatti, confluisce, negli intrichi del bianco e del nero, in un nido estetico sovrastante. Uno sguardo perpendicolare e immanente che fa presa sul reale ad azione diretta, trasmettendo a ogni supporto la potenza passiva del segno. È da questo risultato, da questo percorso di tipo linguistico che Usui trasferisce la propria concentrazione di amanuense all’interno di un contenitore formale puro. Spurio dalla pesantezza della rappresentazione, quella gabbia che a lei risulta esasperatamente codificata.

Hana Usui - Kataru sen (disegno a cacciavite) - 2008 - china e olio su carta - cm 24x33

Ogni disegno in mostra è dunque una foresta fitta di non-evidenze, una prova sconfinata di misura col tempo, che l’artista giapponese ottiene ricavando una nicchia nella storia del segno. Seguendo una rete maculata che non si stacca mai dallo spessore della carta, impastata con riso e con altre fibre.
mostra visitata il 10 aprile 2008

http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCategoria=1&IDNotizia=23480

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